Ti svelo perché ho amato “Le otto montagne” di Paolo Cognetti

Come ben sai, arrivo sempre anni luce dopo tutti gli altri. Ho letto Le otto montagne di Paolo Cognetti giusto 3 anni dopo la sua uscita (2016), quando ormai tutti lo avevano già letto e se ne erano fatti un’opinione, e addirittura te ne parlo 4 anni dopo! D’altronde, raramente sono una lettrice da novità assoluta, preferisco che le chiacchiere su un libro sedimentino e poi lo leggo. Un po’ per non farmi influenzare, un po’ perché io non seguo tanto le mode letterarie del momento.

Il romanzo di Cognetti ha vinto il Premio Strega nel 2017, ha avuto un enorme successo ed è stato recensito e sviscerato dai migliori book-blogger e booktubers su piazza. Inutile quindi stare qui a ripeterti la trama o le caratteristiche stilistiche e narrative – uno, perché non è il mio lavoro, e due, perché non potrei aggiungere altro a quello che già è stato detto.

Vorrei però dire che il romanzo mi è piaciuto molto, l’ho trovato profondo e molto adulto. Ho seguito con interesse e apprensione le vicende di Pietro, di suo padre e di Bruno. Questo romanzo si avvicina molto a un romanzo di formazione. Non solo amicizia e amore tra Pietro e Bruno però, ma anche amore per la montagna, per il suo silenzio e per i suoi insegnamenti. In un mondo frenetico come il nostro, fa quasi paura perdersi nel silenzio della montagna e riscoprire la propria dimensione umana, ma Pietro affronta anche questo passaggio esistenziale sulle orme del padre e si riscopre diverso. Ho adorato questo padre taciturno e tutto d’un pezzo, che cerca con tutto se stesso di avvicinarsi goffamente a quel figlio distante e moderno. Si avvicineranno e si insegneranno tante cose, anche se da due dimensioni diverse. L’amicizia tra Pietro e Bruno, poi, è dolcissima. Due ragazzini così diversi, che trovano però il modo di starsi vicini e volersi bene, aiutarsi e supportarsi. Due vite diverse, ma che non potrebbero pensarsi separate. Nella loro amicizia entrano amori, crisi, disastri finanziari, solitudine e la montagna, quella montagna che li ha uniti e che sarà sempre il loro punto d’incontro.

Il finale mi ha letteralmente spiazzata e lasciata senza parole – se hai letto il libro, dimmi che non solo io sono rimasta con una lacrima incastonata nell’occhio, indecisa se scendere o restare silenziosa. Mi sono pentita di non aver letto prima questo romanzo, ma sono anche contenta di averlo recuperato. Se anche tu non lo hai ancora letto, recuperalo subito perché non te ne pentirai – e te lo dice una che legge pochissimi autori italiani!

Il suggerimento

Un libro del 2018, finalista al Premio Strega. Un romanzo forte, emotivo, capace di coinvolgere il lettore. Io te lo consiglio!

Qui trovi la mia recensione scritta nell’ottobre del 2018.

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